Qui la presentazione del corso a cura di Cristina Innocenti
Quarto incontro: La meditazione di Mettā
La quarta meditazione della nostra serie #Iorestoacasa con la Mindfulness si chiama meditazione di Mettā, che viene tradotto in italiano dalla lingua pāli come “gentilezza amorevole”. Ora che cominciate ad avere un po’ di dimestichezza con la meditazione; stare con le sensazioni corporee ed il respiro; essere stabili come la montagna, faremo una meditazione per aprire il cuore. La Minfulness senza la compassione, sarebbe come un uccello senza ali.
Tutti abbiamo almeno una volta sentito l’amore, l’affetto verso qualcuno o verso un animale. Sappiamo quindi riconoscere dentro di noi quella sensazione di apertura e gioia. L’amorevolezza ci aiuta quando passiamo momenti difficili, quando paura, angosce ed avversione occupano la nostra mente e ci lasciamo sopraffare da pensieri negativi. Portare gentilezza allo stato d’animo in sofferenza, al pensiero negativo e alla sensazioni fisiche di tensione e di durezza, dà sollievo ed è liberatorio.
Possiamo anche soffrire di un desiderio di divenire qualcuno o avere qualcosa non raggiungibile. Portare gentilezza all’insoddisfazione ci aiuta a lasciare andare il desiderio e vivere pienamente il presente.
La Mettā è quindi una nostra risorsa naturale, una capacità che ha bisogno di essere addestrata e praticata quando stiamo bene, per poter esserci di sostegno al momento del disagio e della sofferenza.
É facile essere gentili con i gattini in una bella giornata di sole, ma non altrettanto verso gli scarafaggi di notte, dice Ajahn Sucitto* nel libro “Le perfezioni. Modi di attraversare i flutti della vita” (2018, ed. Santacittarama).
Passiamo quindi alla pratica.
*Ajahn Sucitto, monaco nella tradizione buddhista Theravada ed abbate (1992-2014) nel monastero Cittaviveka a Chiturst UK.